A Marc Chagall è dedicata la prima monografica di Palazzo Roverella.
A cura di Claudia Zevi, l’esposizione vede protagoniste oltre cento opere tra dipinti su tela e carta, incisioni e acqueforti, opere figlie della nostalgia della sua patria, la Russia. Sono capolavori che provengono dai più grandi musei europei come la Galleria Tretyakov di Mosca, il Museo di Stato Russo di S. Pietroburgo, il Pompidou di Parigi, la Thyssen Bornemisza di Madrid e il Kunstmuseum di Zurigo e da importanti e storiche collezioni private. Tra questi, la “Passeggiata” e l’”Ebreo in rosa”, “Il Gallo” e il “Guanto nero”, che mettono in luce l’influenza che la potente cultura popolare russa ebbe su tutta l’opera di Chagall.
La Russia fu il luogo delle radici di Chagall, della memoria di un amore che avvertiva deluso e sognava potesse realizzarsi.
La sua Russia, il luogo delle radici, del dolore e del distacco rimarranno punto fermo e sogno vagheggiato nella vita dell’artista. E le parole con cui si conclude la sua autobiografia illustrata “anche la mia Russia mi amerà” suonano come una profezia.