Due millenni di storia del gioiello: le origini del Distretto Orafo Campano
Il distretto orafo campano ha origini molto antiche, basti solo pensare alle preziose testimonianze rinvenute nell’antica città di Pompei. Ma è nel quartiere Mercato-Pendino che sorge la zona "degli orefici", dedita fin dal Medioevo alle attività commerciali. I primi maestri orafi, giunti a seguito dei re angioini erano francesi e la loro collaborazione con gli artisti locali diede origine alla prima Corporazione che ottenne il riconoscimento ufficiale della regina Giovanna I d'Angiò nel 1347. Alla fine del diciassettesimo secolo poi, il viceré Marchese del Carpio consolidò ulteriormente il valore dell'area del Borgo degli Orefici, stabilendo che solo al suo interno si potesse esercitare il mestiere di orafo. Nel 1808 Gioacchino Murat promulgò la “legge sulla fabbricazione delle materie d’oro e d’argento e sullo stabilimento delle officine di garanzia” comportando l’abolizione del sistema corporativo e l’adozione di una nuova punzonatura a tutela degli artigiani e degli acquirenti. Nel 1815, con il ritorno dei Borbone a Napoli fu possibile insediare nuove officine anche fuori dalla città opportunità che favorì la diffusione della nuova figura del bigiottiere. Ciononostante e anche a seguito dei grandi lavori del Risanamento di fine Ottocento, il Borgo degli Orefici, non perdette quella sua configurazione ospitando gli artigiani e le aziende orafe che ancora oggi vi sono insediate.
Anche la lavorazione del corallo (e del cammeo), eccellenza della produzione campana localizzata nella zona di Torre del Greco vanta origini antichissime. Dell’oro rosso ne parlano già Ovidio e Plinio il Vecchio, e testimonianze eccellenti risalgono già all’età romana. La cittadina vesuviana, rinomata nel mondo per la lavorazione artigiana avvia il suo momento di massimo splendore ai primi dell’Ottocento con l’arrivo dell’imprenditore marsigliese Martin che apre “nei Reali Demani” la “fabbrica dei Coralli”. Ma bisogna ricordare che già nel 1790 con la promulgazione del Codice Corallino fu definita una vera e propria regolamentazione della pesca del Corallo che dettava specifiche direttive circa le competenze e le responsabilità della pesca.
In tempi più recenti (nel 1987) produttori e commercianti napoletani, per esigenze di ammodernamento e potenziamento del comparto orafo-gioielliero, pianificarono la delocalizzazione delle imprese in una nuova area che fu individuata nell’area industriale del comune di Marcianise. Un progetto che diviene realtà nel 1996 con l’apertura del centro orafo “Il Tarì”: 3500 operatori professionali, oltre 400.000 presenze annue, 400 aziende stabili, 2500 addetti e 3 eventi annuali di settore.
Nel 1998 nasce anche l’insediamento produttivo Oromare, che unisce piccole e medie imprese artigiane dedite alla lavorazione e alla commercializzazione di prodotti in corallo, di cammei, di oreficeria e gioielleria. Attualmente le aziende consorziate sono oltre 200 (in origine dislocate nei distretti orafi di Torre del Greco e Napoli) con attività che sono per l’80% di tipo manifatturiero, il restante 20% è formato da imprese che si occupano di distribuzione all’ingrosso.